COMPETIZIONE SUL LAVORO: COME COMPORTARSI E COME AFFRONTARLA?
La competizione sul lavoro è una delle fonti più comuni di stress e tensione, tuttavia se sfruttata nel modo giusto può diventare un fattore determinante per la crescita personale e per la produttività dell’azienda. Per come la viviamo oggi, soprattutto a lavoro, la competizione è decisamente negativa. Si innesca accompagnata da sentimenti di invidia, paura, orgoglio e senso di inferiorità. Siamo capaci di attivare comportamenti molto sgradevoli quando entriamo in competiamo con l’altro con l’unico scopo di voler emergere.
COME NASCE LA COMPETIZIONE?
In origine, la competizione è un fenomeno che si scatena tra esseri umani durante un atto di aggressione, quando qualcuno interferisce con gli altri per il cibo, la sopravvivenza, la riproduzione o per stabilirsi in una porzione dell’habitat.
La competizione si innesca quando iniziamo a credere che se qualcun altro intorno a noi vince, migliora, guadagna qualcosa, questo va a nostro scapito, per cui noi perdiamo o passiamo in secondo piano. Siamo portati a non supportare, a non celebrare genuinamente il successo degli altri. Se vogliamo emergere pensiamo di dover schiacciare l’altro in qualche modo. È un meccanismo di difesa molto legato a nostro ego, con alle spalle una forte convinzione di scarsità, nonché una misera concezione delle relazioni umane: non c’è abbastanza spazio per tutti, non c’è abbondanza per tutti, non ci sono abbastanza opportunità per tutti. Il classico concetto “mors tua vita mea” per capirci.
COME COMPORTARSI CON I COLLEGHI COMPETITIVI?
Come dico sempre, non serve aspettare che le cose cambiano dall’esterno. Perché potrebbero non cambiare, o farlo tra moltissimo tempo, o anche cambiare in peggio. Quando la competizione con qualcuno in particolare sul lavoro arriva ad essere un chiodo fisso, nonché motivo di stress (e quindi anche di distrazione) durante le tue giornate, è il momento di fare qualcosa. Le situazioni possono variare in base al tipo di competizione, all’azienda, al team in cui lavori. Ma c’è sicuramente qualcosa che tu puoi iniziare a fare, che fino ad ora non hai fatto.
- Parlarne: il 99% dei problemi è risolvibile attraverso il dialogo. Ma spesso per orgoglio o per paura non lo affrontiamo verbalmente, o almeno non con la diretta persona interessata, che sarebbe l’unica con la quale avrebbe veramente senso discuterne (al posto di andare a raccontarlo a mezzo ufficio, ad esempio). Questo tipo di dialogo non deve assolutamente avvenire in modo scontroso. Spesso una domanda, un feedback, un momento di pausa, potrebbe essere un primo passo per semplicemente capire “Cosa c’è che non va?” “E’ solo una mia impressione oppure….?” “Ho notato che…”
- Chiedere aiuto: al resto del team (non sotto forma di lamentela e pettegolezzo), al capo, possibilmente in riunione apertamente. “C’è qualcuno in ufficio il cui atteggiamento sta influenzando negativamente il morale e la produttività della squadra. Quale pensate sia il modo migliore per gestirlo?” È importante sentirsi ascoltati, mantenere un senso di appartenenza e di supporto reciproco. Ricordati che non sei l’unico a provare emozioni e ad essere in difficoltà talvolta. Per quanto spesso cerchiamo di salvaguardare a tutti costi il lato delle nostre performance professionali, a fine giornata siamo tutti a casa nella stessa barca: ognuno con i suoi problemi, le sue sensazioni positive e negative da affrontare, la sua versione dei fatti, il suo stress accumulato.
- Reagire diversamente: il motivo di questa competizione può non essere partito da te, ma se ci pensi bene, c’è sicuramente qualcosa nei tuoi atteggiamenti, nel tuo modo di porti, di scrivere e di rispondere che sta comunque continuando ad alimentare questa sfida. E’ come un duello, non si combatte da soli. Se in qualche modo hai reagito a critiche, frecciatine, sgambetti, colpi bassi fino ad oggi, chiediti se davvero non sia arrivato il momento di reagire in modo completamente diverso, o addirittura iniziare a non reagire più. Quando la competizione si protrae a lungo, è già diventata un’arrogante pretesa da parte di ambo le parti. Forse il tuo collega non è il solo a voler emergere e passare avanti in tutta questa situazione. Ancora una volta, ritorna ai primi due punti. Stiamo parlando di relazioni umane, la comunicazione è l’unica soluzione a tutto.
COME ESSERE COMPETITIVI NEL MONDO DEL LAVORO?
Detto ciò, la verità è che nessuno vuole farsi calpestare o rimanere sempre un passo indietro nel mostrare le sue vere competenze perché intimorito, o perché teme di esporsi un po’ di più in ufficio.
La competizione può servire anche perché diversamente tendiamo a dare tutto per scontato, ad accomodarci e a non fare più del minimo indispensabile (tanto il capo si fida di me, il contratto ormai è indeterminato, i miei colleghi pensano sempre a tutto…).
Essere competitivi serve quando lo facciamo con intelligenza emotiva. Essere competitivi è sinonimo di crescita e di maturità professionale, quando in primis, con molta sincerità chiediamo a noi stessi:
- Che tipo di collega sono?
- In che cosa sono migliorato nell’ultimo mese?
- E in che cosa sono migliorato da quando lavoro qui?
- Quale differenza sto facendo nel mio team e per l’azienda?
- Quali competenze mi mancano al momento per aumentare la performance?
- Si tratta più di soft skills o hard skills?
- Sto dando il massimo o alla fine faccio il mio lavoro punto e stop?
- Sono il tipo di collega che da una mano agli altri quando vedo che sono in difficoltà?
Questo è ciò che va a rafforzare la cultura aziendale. Questo è ciò che poi conta veramente e che fa la differenza nel creare un ambiente di lavoro sano e armonico, per tutti. Questo è un tipo di competizione genuina: con te stesso. Con il tipo di professionista che eri fino a un anno, un mese, una settimana fa.
Quando tutti iniziamo a ragionare in un’ottica collettiva, quegli episodi di competizione da stress che crea antipatie sul lavoro si riducono.
Esisteranno ancora? Sicuramente. Non esiste il luogo di lavoro perfetto, esiste la capacità di volerlo migliorare portando il proprio contributo positivo quotidiano.
PERCHE’ ABBIAMO PAURA DELLA COMPETIZIONE?
Forse leggendo gli spunti qui sopra sul come reagire e comportarsi diversamente con persone competitive sul lavoro ti sei detto “Grazie.. lo so che dovrei parlarne e dirlo al capo ma non è così facile!!!”
Infatti. Non lo è. Diversamente entreresti domani in ufficio dicendo: “Sapete una cosa? Io mi sono rotto di questi ipocriti atteggiamenti e di persone che infangano gli altri pur di emergere. Adesso basta!!!”
Queste scene succedono solo nei film (nei film volano anche tavoli, cibo e PC).
Nella tua vita da comune mortale probabilmente sono mesi che stai zitto, mandi giù rospi e digiti messaggi di fuoco per sfogarti con il tuo cerchio di colleghi preferiti:
“Quel maledetto! Non sai l’ultima che mi ha fatto”
“Io non lo sopporto più, deve sempre far vedere che ha fatto tutto lui”
“Quando puoi andiamo in pausa. Sto scoppiando”
Onestamente credo che tutti ci siamo passati in un certo periodo della nostra vita.
A un certo punto però, hai seriamente tre opzioni:
- Continuare così a scapito della tua salute mentale, emotiva, e sicuramente anche dei tuoi obiettivi lavorativi (influisce sulla tua performance e te ne sei già reso conto, diversamente non saresti così turbato da questa competizione).
- Cambiare team/ufficio/mansioni/azienda: se le hai già provate tutte (dialogo, comunicazione, diverse reazioni) e nulla cambia, forse è arrivato il momento di cambiare ambiente.
- Lavorare sulla tua autostima e sulla tua sicurezza: abbiamo paura della competizione perché in fondo crediamo che l’altro possa veramente arrivare prima di noi. Che gli elogi e il merito saranno solo per l’altro. Che venga promosso qualcun altro prima di noi.
Quest’ultima, è la scelta più sensata che tu possa prendere. Anche perché la paura della competizione, se non affrontata, ha più possibilità di ripresentarsi nel prossimo ambiente di lavoro, con altri colleghi.
Ancora una volta, il cambiamento è interno. La paura della competizione ha a che vedere con il valore che riconosci o meno in te come professionista, con quanto credi di meritare (o di non meritare) una promozione, con quanto sai di essere (o di non essere) preparato sul lavoro.
Quale decisione devi prendere per iniziare ad affrontare diversamente questa paura?
Sentiti libero di scrivermi e raccontarmi un po’ cosa sta succedendo.